CANONE RAI INTERROGATO IL GOVERNO CONFERMA
Condannato il dirigente della riscossione abbonamenti
Smascherato l'artefice delle persecuzioni degli ex abbonati
Riportiamo la trascrizione del botta e risposta del question time di mercoledì alla camera dei deputati.
CAPARINI: Il canone RAI è stato istituito nel lontano 1938, quando la televisione ancora non esisteva. È diventata una vera e propria tassa, un balzello che presuppone il dominio dell'etere da parte dello Stato. Si tratta di una tassa antiquata, iniqua, che non ha alcun motivo di esistere, soprattutto di fronte all'avanzare delle nuove tecnologie. Il canone è un'imposta ingiusta socialmente e territorialmente. Socialmente iniqua perché colpisce ogni fascia della popolazione, indipendentemente dall'età, dal reddito e dall'utilizzo del televisore; ingiusta territorialmente, in quanto viene pagata, in larghissima parte (il 95 per cento), dalle famiglie del Nord, mentre vi sono oltre quattro milioni di evasori nel Centro e nel Sud. Con quale coraggio, Ministro Chiti, avete aumentato il canone RAI?
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le
riforme istituzionali: Signor Presidente, come credo sia noto a lei e a
tutti gli interroganti, l'obbligo del pagamento del canone RAI, stabilito dal
regio decreto del 1938, deriva dalla semplice detenzione di un apparecchio che
sia atto o adattabile alle ricezione delle trasmissioni radiotelevisive, come
conseguenza della natura di imposta riconosciuta al canone stesso.
La Corte costituzionale ha stabilito che ciò che rileva ai fini dell'imposizione
è la detenzione di apparecchi, eventualmente anche diversi dal normale
televisore, idonei al ricevimento di segnali. Ne discende che la semplice
disdetta dell'abbonamento, non accompagnata dalla cessione, alienazione,
distruzione di tutti gli apparecchi coperti dall'abbonamento, non può far venir
meno l'obbligo del pagamento del canone. Questa è la legislazione esistente.
Ciò premesso, la concessionaria RAI collabora con l'amministrazione finanziaria,
Agenzia delle entrate SAT, alla riscossione e alla gestione del canone
televisivo, come previsto da una convenzione che è stata stipulata il 2 gennaio
2001.
Questa collaborazione si estrinseca anche attraverso l'attività di recupero
della morosità ovvero dei canoni non corrisposti spontaneamente dagli abbonati
alle scadenze previste.
In forza di questo atto convenzionale, la società concessionaria individua per
iscritto gli addetti incaricati a compiere le operazioni necessarie per
l'adempimento di quanto previsto nella convenzione e utilizza i dati e gli
elementi acquisiti in ragione dei compiti svolti in esecuzione della convenzione
stessa per contribuire al recupero dell'evasione, in ottemperanza alle
disposizioni vigenti in materia di tutela dei dati personali.
Il testo delle comunicazioni, attraverso le quali il destinatario è informato
che l'abbonamento non risulta in regola, è stato concordato con il Garante per
la protezione dei dati personali, proprio allo scopo di assicurare il rispetto
della normativa in materia, mentre la RAI ha assicurato che, in sede di
formazione e istruzione del personale addetto alle attività in questione,
vengano impartite precise indicazioni sui comportamenti da tenere.
La RAI ha precisato che viene effettuata la continuazione della vigilanza sul
personale suddetto per prevenire e reprimere, se necessario, comportamenti non
conformi a queste indicazioni.
Per lo svolgimento dell'attività di contrasto all'evasione del canone di
abbonamento, la RAI si avvale degli archivi, il cui trattamento è consentito
dalla vigente normativa, ovvero degli archivi anagrafici, che l'Agenzia delle
entrate SAT richiede ai comuni, nonché degli archivi telefonici, nei limiti
stabiliti dal decreto legislativo n. 196 del 2003, cioè relativamente ai soli
nominativi per i quali risulti il consenso certificato dagli appositi simboli.
Il Garante per la protezione dei dati personali ha ritenuto che questo sistema
sia conforme alle disposizioni vigenti in materia, con un provvedimento del 12
luglio 2000. Voi, onorevoli interroganti, avete sollevato altre due questioni,
cui lei, onorevole Caparini, ora non ha accennato, alle quali voglio rispondere.
Per quanto riguarda il personale utilizzato dalla RAI impegnato nell'attività di
contrasto all'evasione del canone TV, saranno effettuati - questa è
l'assicurazione e l'impegno che il Governo prende - i necessari accertamenti,
vista la delicatezza di quanto voi avete esposto, al fine di rassicurare tutti
gli utenti sulla irreprensibilità del personale che venga utilizzato.
Per quanto infine concerne il procedimento penale, che ha interessato un alto
dirigente RAI competente in materia di abbonamenti, si fa presente che, a quanto
risulta, questo procedimento, pur essendo attinente alla tutela dei dati
personali, non sembra riguardare specificamente la gestione del canone. In ogni
caso, anche su questo secondo punto, saranno effettuati, da parte del Governo,
sollecitando la RAI, i necessari accertamenti e sarà informato il Parlamento.
CAPARINI: Signor ministro, le ripeto la
domanda: con quale coraggio avete aumentato il canone RAI a 104 euro,
soprattutto a fronte dei programmi che ci propinate? Con quale coraggio chiedete
soldi alle famiglie per pagare gli stipendi milionari, i privilegi, i vizi o per
mantenere società controllate sempre in perdita? Con quale coraggio chiedete
soldi alle famiglie e ai pensionati per pagare un canone RAI relativo ad un
servizio pubblico che non c'è più? La RAI ha perso e smarrito la propria
missione. La RAI non fa più programmazione innovativa né innovazione tecnologica
ed è di parte e faziosa!
Quindi, le ripeto: con quale coraggio vi siete presentati ancora una volta a
battere cassa gli italiani? Mi chiedo, poi, come sia possibile consentire che,
sul nostro territorio, ci siano centinaia di persone, senza arte né parte, che
disturbano le nostre famiglie, che trattano coloro che sono onesti cittadini
come se fossero delinquenti. Questi vengono vessati e continuamente incalzati da
un ufficio della RAI che è assolutamente incompetente e fuori legge! Il governo
ha confermato che l’alto dirigente condannato per la violazione della legge per
la tutela dei dati personali è il direttore dell’ufficio abbonamenti della Rai
ed è stato condannato proprio perché ha abusato della posizione che ricopriva;
purtroppo, con il suo comportamento, il Governo è connivente con una situazione
assolutamente illegale. Signor ministro, le angherie continue che la RAI fa, le
intimidazioni, le vere e proprie persecuzioni sono intollerabili e vanno
condannate! Oggi, in aula, vogliamo rappresentare quella parte di cittadini che
ogni volta che incappa in un canale RAI cambia immediatamente, perché schifato
per la pessima qualità dei programmi che questa ci propina. A loro dico che c'è
la possibilità di non pagare il canone RAI, di difendersi e di protestare di
fronte a questa vostra incapacità.